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Alla scoperta del vulcano Etna

Immagine di Franco e suo figlio Jacopo sul vulcano Etna

Nell’estate del 2019 ho trascorso una breve vacanza nella Sicilia orientale con mio figlio Jacopo e insieme decidiamo di salire sull’Etna, il più grande vulcano attivo in Europa. Siamo ad agosto, il caldo è torrido e le temperature si aggirano sui 40 gradi, ma questo non ci frena. Solo due giorni prima della nostra visita si sono aperte, infatti, delle fratture sul suolo dalle quali fuoriescono lava e gas. Non possiamo assolutamente perderci questa avventura.

Il vulcano attivo più grande in Europa

Figura maestosa e terrificante, il vulcano Etna rappresenta per tutti gli abitanti della provincia di Catania un simbolo di potenza di cui non aver timore. Per secoli, infatti, il vulcano ha costituito un faro naturale, un aiuto importante nell’orientamento dei pescatori, che riuscivano a capire la direzione del vento a seconda di come si spostavano i suoi fumi.

Sono centinaia le bocche e le fenditure che si sono aperte sulla superficie del vulcano nei secoli. Le più recenti si sono concentrate nella zona Sud-Est. Queste ultime, in seguito alle varie eruzioni, pian piano stanno raggiungendo un’altezza notevole e, a detta degli esperti, potrebbero superare in altezza le bocche principali, che si trovano a 3340 metri. La struttura esterna dell’Etna è composta da quattro crateri: quello Centrale e più antico, la Bocca nuova, apertasi nel 1968, il Cratere di Nord-Est (1911) e quello, più recente di Sud-Est (1971).

Immagine della sommità del vulcano Etna con fumi provenienti dai suoi crateri

L’Etna e i suoi fumi

Inizia la nostra escursione verso l’Etna

Sono le 8.30 del mattino e ci troviamo al rifugio Sapienza, ai piedi del ristorante La Cantoniera, mentre aspettiamo la nostra guida Pietro La Rosa, che ci porterà sulla sommità del vulcano. La giornata è calda, nonostante i 2000 metri d’altezza, e già riusciamo a scorgere i fumi provenienti dalle bocche di Sud-Est, che ci confermano l’attività di questo gigante di fuoco.

L’Etna creatrice e edificatrice

La nostra guida Pietro ci redarguisce: l’Etna è femmina. A differenza dello Stromboli, ci si riferisce all’Etna come a una donna, “idda”.

A dimostrarlo – ci dice Pietro – il suo attributo caratteriale: l’attività vulcanica dell’Etna, infatti, edifica e crea, non distrugge.

Dopo queste parole volgiamo uno sguardo verso questa figura imponente e ci emozioniamo un po’. Siamo davvero piccoli rispetto a lei, e nello stesso tempo ci sentiamo protetti. Le parole di Pietro ci convincono dell’idea che non si può temere una simile meraviglia della natura.

L’Etna è un laboratorio a cielo aperto. Vulcanologi di tutto il mondo si recano qui per studiare la “Montagna”, come viene definita dagli abitanti locali, per indagarne l’attività e prevederne eventuali eruzioni. Per garantire uno studio accurato vengono prelevati costantemente dei campioni di roccia lavica e analizzati i gas che fuoriescono senza sosta.

Immagine di Jacopo sull'Etna

Jacopo sull’Etna

Saliamo a quota 2950 metri

Il programma prevede una salita con la funivia e dei veicoli fuoristrada che ci porteranno a quota 2.950 metri, per poi raggiungere a piedi i crateri di sud-est. Qui, dalle fenditure aperte recentemente, potremo osservare il rosso incandescente del magma. Il paesaggio circostante non è paragonabile a nient’altro, se non a un contesto immaginario. Jacopo non smette di fotografare le rocce informi e i fumi intorno a noi, e anche io non posso che restare incantato da tanta bellezza primordiale.

Un saluto alla “montagna

Purtroppo non riesco a proseguire nel percorso a causa di un dolore alla caviglia, dovuto a una recente operazione ai legamenti. Mi trovo a dover rinunciare a osservare da vicino le fenditure recenti, ma lascio andare avanti Jacopo, e aspetto che torni per farmi raccontare ciò che ha visto lassù.

Osservo e saluto l’Etna a distanza con i suoi sbuffi continui, e cerco di immaginare cosa significhi vivere ai suoi piedi, abituarsi alla sua vista e al suo incessante lavoro quotidiano. Non fatico a credere quanto la sua immagine possa rappresentare un riferimento simbolico per i locali, un ammonimento della natura selvaggia e, nello stesso tempo, un paesaggio interiore da chiamare casa.

Immagine di Franco sull'Etna

Franco sull’Etna

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